Sally ha quattordici anni e vive a Baghdad. La sua famiglia è di fede islamica e suo nonno è fortemente tradizionalista, ma lei veste all’occidentale, anche se è costretta a portare lo hijab. Adora il rock e si dichiara una «ragazza non appartenente». La passione per la musica le vibra dentro e riempie il suo mondo, e quando il suo amico Moosa le offre la possibilità di suonare la batteria e di creare una band Sally ne è entusiasta e si lancia nella nuova avventura. Lo fa di nascosto, però, perché molte delle persone che ha intorno non le permetterebbero mai e poi mai di seguire questo sogno, e se scoprissero che suona in un magazzino con dei ragazzi le conseguenze per lei sarebbero gravissime.
Ma la sua bravura non passa inosservata, e presto, proprio a causa del suo talento, la notizia arriva alle orecchie della famiglia. Sally vedrà il suo futuro messo a repentaglio e dovrà lottare con tutta se stessa per affermare il diritto a essere libera, a essere quella che è. Ma proprio all’interno della sua famiglia troverà una insospettabile alleata.
Baghdad Rock è liberamente ispirato a una storia vera, la storia di una ragazza che, insieme a tanti coetanei, lottando per il suo sogno sta contribuendo alla rinascita culturale e sociale di Baghdad, dopo l’invasione americana del 2003 e la conseguente guerra civile.
«Era un giorno qualunque di un luglio afoso e mi trovavo al mare. Sfogliavo pigramente una rivista, quando una fotografia attirò la mia attenzione. Ritraeva una ragazza in felpa nera con una stampa rossa e jeans stretti, i capelli castani e l’espressione concentrata sulle sue dita intente a pizzicare le corde di una chitarra elettrica. Le dita costellate di anelli d’argento con i teschi. Sally, il nome della ragazza intervistata, diceva di venire da Marte perché non apparteneva ad alcun orientamento religioso o politico e per questo si faceva chiamare Sally Mars. A quella ragazza associai subito la parola «libertà». Libertà di essere se stessa, di diventare ciò che si vuole, di fare ciò che si desidera. Strappai l’articolo dalla rivista e lo misi in borsa, ma Sally rimase nella mia mente, lì in un angolino».
Giusi Parisi
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